| Banfi di nuovo allenatore (cartellino rosso a Moggi) «Non amo i remake, ma Oronzo Canà lo volevano tutti»
ROMA — Cartellino rosso per Luciano Moggi, espulso anche al cinema. Alla sua scena, nel remake de L'allenatore del pallone si è preferito rinunciare. È tornato Lino Banfi, «porca puttena». Col suo cinema ruspante «che ha segnato la mia carriera», il suo finto pugliese, Banfi si stacca definitivamente dalle giarrettiere di Gloria Guida e Edwige Fenech ma rispunta nel mondo del calcio. Rieccolo come Oronzo Canà, il mister battagliero e sanguigno che resta sempre fregato, teorico del modulo a farfalla, protagonista di L'allenatore nel pallone 2, Medusa lo distribuisce in 600 copie da venerdì. È stata lasciata fuori la violenza, tagliata la gag delle bottigliette lanciate sulla fronte spaziosa di Lino Banfi-Oronzo Canà (ispirato al vecchio Oronzo Pugliese e a Carletto Mazzone), dopo le ultime assurdità dei tifosi-teppisti: «Volevamo evitare il rischio di fomentare la violenza», dice il regista Sergio Martino.
Via anche il previsto intervento di Luciano Moggi, l'uomo che ha trascinato la Juve nel fango: «Però nella scena del capostazione, che fu il suo primo impiego, per la quale volevamo prendere un suo imitatore, abbiamo pensato a lui». Moggi doveva entrare nel cast, la situazione si è complicata quando è subentrato il suo agente, il discusso Lele Mora, che ha cercato sullo schermo un'altra tribuna al suo scomodo cliente. «Voleva fargli dire tante cose sul calcio — racconta il regista — , abbiamo detto alt, non volevamo accendere una miccia che non ci interessava. Moggi, bisogna dargliene atto, ha fatto un passo indietro». «Io non ho mai creduto nei remake, ma me lo chiedevano in tanti, anche giocatori importanti come Alex Del Piero », dice Banfi. Sono passati 24 anni dal primo film, analoghe le circostanze in cui nacque: nell'82 l'Italia vinse il Mondiale dopo lo scandalo delle scommesse. Ora siamo i campioni uscenti e il calcio è stato travolto dagli scandali. Nell'ampia campagna acquisti del film, nonno Libero (si vede che il calcio è destino) di Un medico in famiglia è circondato da campioni del passato (Ciccio Graziani, Antognoni, Pruzzo) e di oggi: ha fatto da apripista Francesco Totti, a seguire hanno detto sì Buffon e Del Piero, che col capitano romanista danno luogo allo sketch del processo. Totti: «sono attaccante e non difensore». Luca Toni appare da Monaco di Baviera dove si è trasferito. Anche gli altri calciatori e Ancelotti hanno fatto comparsate per beneficenza, girate in agosto sottraendo giorni di vacanza, che fa loro onore. E così appaiono nei loro «francobolli» i giornalisti Sconcerti, Mughini, Piccinini, Ilaria D'Amico.
Il presidente della Lazio, Claudio Lotito, si offre nella parodia di se stesso con citazioni in latino ed è il momento in cui il sorriso affiora. Il film è un dribbling su doppi sensi e cliché, luoghi comuni e giochi di parole («Capello che si crede bello e ha un solo capello »), a volte con richiami sessuali di dubbio gusto («falli laterali e palla al centro»). Ognuno dice la sua, secondo l'attore napoletano Biagio Izzo, «il termine ricchione lo dicono pure i giapponesi, le volgarità sono ben altre». Il regista si offende se si stigmatizza la comicità alla buona: «Rispetto a quello che si vede oggi...Comunque abbiamo fatto ciò che il pubblico si aspetta». Più ragionevolmente, Lino Banfi (premesso che di quello che dirà la critica «non mi importa nulla»), riconosce: «C'è sicuramente spazio per una comicità migliore, non posso abbandonare del tutto il mio tono ruspante, le mie esagerazioni dialettali, anche se al cinema in passato, da bidello a preside, ne ho fatta di strada». Il film si apre con le immagini della vittoria al Mondiale in Germania ed è un piccolo viaggio nel circo del calcio, mostra com'è cambiato, dal contropiede alle ripartenze dei calciatori a braccetto con le veline, i traduttori per le star straniere. New entry Anna Falchi nel ruolo della giornalista a caccia di scoop, all'inseguimento di una ironia romagnola tutta da immaginare. Dice che le sarebbe piaciuto crescere professionalmente negli anni 70, accanto alle partner del Banfi prima maniera sullo schermo, Lilli Carati e Barbara Bouchet: «Avrei avuto più successo di quanto non ne abbia ora» corriere.it ---------- Non sapevo che Mora fosse l'agente di Lucianone..mi scade un po' allora...chiuso l'OT. Visti i trailer,DP nella parte del giudice fa schiantare....
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