| Si è spenta a 58 anni Lilli Carati. Ad avere la meglio è stato il tumore al cervello contro il quale lottava da più di tre anni. Le prime avvisaglie del male erano arrivate sul set del film che avrebbe dovuto segnare il suo ritorno in scena, dopo anni di oblio e di buio esistenziale.
Star delle commediole sexy tra gli anni Settanta e i primi Ottanta, era scivolata velocemente nella droga, fino ad avere problemi con la legge ed eclissarsi dal mondo dello spettacolo italiano.
Troppo poco scaltra, non abbastanza smaliziata per sopravvivere ad un ruolo di icona sexy del cinema commerciale, con le sue regole spietate. Lilli Carati era scomparsa, travolta dalle nebbie eroiniche che l'avevano avvolta per tutti gli anni '80, quando si era ridotta a girare film hard in stato di incoscienza. A 52 anni, ancora bella e affascinante ma con lo sguardo incrinato dagli episodi dolorosi vissuti in passato, Ileana Caravani (questo il suo vero nome) era tornata a parlare di sé mostrandosi al grande pubblico in una intervista a cuore aperto andata in onda sulla Rai. Interpellata da un noto settimanale aveva poi confermato di essere pronta a tornare in scena, magari con un bel ruolo per il cinema o la televisione, un ruolo che le permettesse di dimostrare il suo valore di attrice lontana dai nudi patinati e poi espliciti dei suoi anni ruggenti. Quel ruolo era finalmente arrivato, nel thriller La fiaba di Dorian diretto da Luigi Pastore, dopo anni di tentativi andati a vuoto. Ma alla viglia della lavorazione sul set, l'attrice era stata costretta al ricovero e ad un primo intervento per tentare di rimuovere il tumore al cervello.
Viso da bambina imbronciata, corpo da seduttrice, la timidissima Ileana-Lilli fu scoperta durante il concorso di Miss Italia nel 1974, dove arrivò seconda per il titolo di Miss Eleganza. Il potente produttore cinematografico Franco Cristaldi la notò e scritturò. Un contratto capestro che le avrebbe impedito di fare altro, come accettare le prime particine teatrali che l'avrebbero potuta conurre fino a Strehler. Il successo arrivò presto, Lilli Carati si impose come nuova stellina del poliziottesco e della commediola scollacciata (con titoli come Poliziotto Sprint, La professoressa di scienze naturali, Squadra antifurto, Qua la mano, Il corpo della ragassa) e moltiplicò la sua presenza nei servizi fotografici di nudo su riviste come Playmen e Blitz. Girò il film shock Avere vent'anni di Fernando Di Leo, sulla fine tragica di due ragazze (l'altra è Gloria Guida) che nel loro percorso femminista e hippy finiscono massacrate in un bosco da un branco di maschi vendicativi. Il successo cominciò a farle male, spaventata dalla fama, oppressa dall'obbligo di essere sempre presente negli ambienti che contano, senza staccare mai dalla propria immagine.
Progressivamente Lilli cadde nella disperazione, nella depressione, per tirarsi su si rifugiò presto nella droga, diventando eroinomane. Per pagarsi le dosi, mentre un certo ambiente dello spettacolo cominciava ad emarginarla, usava l'unico strumento rimastole: il suo corpo incantatore. Da lì ai set porno il passo fu brevissimo. Un inferno durato anni, fino al doppio tentativo di suicidio (uno in carcere dopo l'arresto per possesso di eroina, l'altro con un volo dal balcone di casa dei genitori) e al duro periodo in comunità per ripulirsi dalla droga. Nel mezzo, un incidente automobilistico che fece a pezzi le sue ossa, già provate dal volo disperato dalla finestra della villetta di famiglia. Tre mesi di assoluta immobilità sembravano essere l'inizio della rinascita. Il pubblico non l'aveva dimenticata, il Web ne celebrava il fascino. Ma i dolori del passato sopravvivevano. E oggi suona profetica la frase di Paul Nizan che apriva il film scandalo Avere vent'anni di cui fu protagonista: "Avevo vent'anni. Non permetterò a nessuno di dire che questa è la più bella età della vita".
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