JUVENTUS Forum: per chi ama la Juve!

Ritratti: Dino Zoff, articoli di Giovanni R. e Bidescu

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Lorre
view post Posted on 21/3/2006, 01:55




Proteso sempre a migliorarsi, un sacro fuoco interiore e un autocontrollo spartano, Zoff cresce nell’Udinese, fa il suo apprendistato nel Mantova, ha tempo per rassodare fisico e spirito nei colori e ardori di Napoli, ma trova soltanto a Torino, in una Juventus fabbricata per vincere, la sua ideale consacrazione.

Regnava, dunque, negli undici anni torinesi, lo scorbutico portierone della Juventus e della Nazionale, costruito su uno stile imperioso quanto impersonale, una parata senza uno svolazzo, una capacità anche strategica di "guardare" la partita nell’intero rettangolo, di viverla senza apparenti frustrazioni trasmettendo ai compagni di reparto la sua stessa proverbiale sicurezza.

Zoff non nasce da un giorno all’altro, e non arriva mai casualmente a tutti i traguardi nella sua continua ascesa professionale. Egli è il "furlan" che non dimentica il primo giaciglio, la prima parata, la prima papera, e che si alimenta di lavoro e disciplina, il sacro fuoco interiore che gli suggerisce di parlar poco e di ascoltare molto, di vivere del suo privato tranne pochissime occasionali rivelazioni (come le sue interviste, sempre filtrate e sempre meditate fino alla virgola), di migliorarsi ogni giorno e ogni giorno di costruirsi addosso nuova "robba": queste caratteristiche fanno di Zoff uno dei campioni più belli per l’esempio e la professionalità, dei più integri e dei meglio conservati in una lunghissima, snervante carriera, così che si può affermare che Dinosauro, come era soprannominato, nonché Contadino Zoff, raggiunge l’Everest del rendimento proprio in fin di carriera, nel Mondiale ’82 in España, a 40 anni, quando esprime un rendimento globale straordinario e determina le svolte cruciali nei fondamentali match contro Argentina e Brasile, che spalancarono a quel gruppo di indemoniati azzurri la strada per la finale. Nessun campione di calcio somiglia a Zoff nell’asprezza contenuta del carattere, così poco facondo e così fecondo di risolutive intuizioni. Il suo sodalizio con Scirea è bellissimo sul piano umano; Boniperti se ne ricorderà il giorno che lo promuove allenatore, per affiancarglielo. Poi, Scirea muore tragicamente e Zoff rifiuta qualsiasi altro secondo.

E stato unico come portiere per la sobrietà dello stile non privo di un suo fascino misterioso, segreto, che risaltava in certe partite all’estero, ad esempio in Inghilterra, al forcing martellante cross su cross dei fondisti inglesi, il suo spazzare l’area di rigore con uscite monumentali per tempismo e autorevolezza atletica. Ma più di tutto ha avuto, come portiere, mente e fisico corrispondenti come nella massima di Giovanale (mens sana in corpore sano) da cui questo suo rendimento inattaccabile, e le sue mani sempre intatte (un solo infortunio fisico in una carriera interminabile), e la sua strategica sapienza nell’interpretare il ruolo su se stesso, fuori da ogni tradizione, a ben guardare non somigliante a nessun altro portiere del passato, neanche ad Arnaldo Sentimenti e Guido Masetti. Solo Zoff, sempre Zoff, col suo nome come una pinza: 112 partite in azzurro, 59 volte capitano.

Giovanni R.

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L’estate del 1972 è importante soprattutto per l’arrivo alla Juventus di un giocatore e di un uomo eccezionale: Dino Zoff; ha appena compiuto trent’anni, l’età nella quale altri calciatori sono “vecchi”, ma per lui, è il momento migliore della carriera. Napoli, che aveva adottato Dino, lo vede partire a malincuore. Attila Sallustro, gran centravanti degli anni d’oro ed allora direttore dello stadio “San Paolo” gli dice al momento del saluto: «Ho visto tanti campioni in maglia azzurra, ma tu sei il migliore. Non solo fra i pali, ma sempre, dall’allenamento allo spogliatoio».
La gente bianconera lo ama subito: Dino in porta è una sicurezza ed una guida per la difesa, fuori dal campo è un ragazzone misurato che parla poco ed al momento giusto, in allenamento è una belva (è il suo segreto, le partitelle come e più della partita in fatto di impegno e di concentrazione). Forte tra i pali (più piazzamento che voli, ma anche questi quando occorre), sicuro nelle uscite, attento e rapido nei rilanci, sempre presente nel match, anche se la palla è lontana dalla sua zona. Tra maglie bianconere ed azzurre, Dino Zoff inizia a trent’anni la parte più bella e gloriosa della sua carriera. Gli è mancata, e come l’avrebbe meritata, solo la Coppa dei Campioni. Si ritira il 2 giugno 1983, in bellezza, ancora integro ma capace di dire “basta” da solo.
É utile ripassare subito, negli anni del suo ingresso alla Juventus, il suo bilancio finale in una scheda ricca di successi e di momenti storici:
Nato a Mariano del Friuli (Gorizia) il 28 febbraio 1942. Comincia a giocare nella Marianese, a 16 anni passa all’Udinese con la quale esordisce in serie A il 24 settembre 1961 (Fiorentina-Udinese 5 a 2). Bilancio in campionato: 74 partite in serie B (Mantova e Udinese), 570 in serie A (Udinese 4, Mantova 92, Napoli 143 e Juventus 331).
Bilancio in Nazionale: esordio il 20 aprile 1968 a Napoli (Italia-Bulgaria 2 a 0), ulti¬ma partita il 29 maggio 1983 a Goteborg (Svezia-Italia 2 a 0). Recordman delle presen¬ze in azzurro: 112 a tre lunghezze dal recordman mondiale Nordqvist. Quattro campionati del mondo: Messico 1970, Germania 1974, Argentina 1978, Spagna 1982. Campione del mondo 1982. Campione d’Europa 1968.
Sei scudetti nella Juventus (1973, 1975, 1977, 1978, 1981, 1982). Una Coppa Italia, Juventus 1979. Una Coppa Uefa, Juventus 1977. Record di presenze in serie A, 570. Record di presenze consecutive in A, 330 (2 nel Napoli e 328 nella Juventus). Primati di imbattibilità: 903 minuti nella Juventus, 1143 in Nazionale. Mai espulso e mai squalificato.
Lascia¬mo al racconto del portiere stesso il “ritratto” di Dino Zoff fra i pali. Fra le tante cose da lui dette a mezza voce, questa è una spiegazione che rivela tante cose. Perché è stato così forte, nella Juventus ed in azzurro:
«Si dice che è il tiro sbagliato il più pericoloso, ed è vero. Ma è altrettanto vero che ci sono giocatori portati a far goal, ed allora anche se il loro tiro è “pulito” dritto, vanno a segno lo stesso. Prendiamo Gigi Riva: non faceva cose strane, non cercava astuzie o pallonetti, sparava con quel suo sinistro e faceva centro. Così da parte del portiere è logico si facciano delle valutazioni. Io ho sempre il massimo rispetto di tutti gli avversari, ma mi sembra giusto temere più uno che l’altro a seconda delle caratteristiche. Questo senza che si arrivi a dualismi, a guerre personali. Certo, si individua per così dire il “nemico” più pericoloso già alla vigilia, ben sapendo che magari il goal poi te lo fa un altro. Arriva un terzino, ti piazza una botta nel sette dal limite dell’area e sei fritto. Certamente la concentrazione del portiere aumenta quando la palla arriva fra i piedi del cannoniere avversario. Sai che è molto improbabile che lui cerchi il cross o il passaggio, sai che tenterà il goal direttamente nell’ottanta/novanta per cento delle situazioni.
Non tutto è puro ragionamento, comunque, nel lavoro di un portiere. Prendiamo la scelta fra la presa e la respinta a pugno come conclusione dell’uscita su una palla alta. Io per principio parto sempre con la convinzione di dover bloccare questo benedetto pallone, ma a volte la situazione che si presenta nel momento decisivo è tale da farmi cambiare idea. Questione di attimi, come nella vita».
Per Giovanni Trapattoni, il suo ultimo allenatore:
«Dino è uno dei calciatori più seri che abbia conosciuto, con una fiducia assoluta nell’equazione “lavoro uguale risultati”. È stato abituato da sempre a contare solo su se stesso, sulle sue capacità di sacrificio. Gli dicevo spesso di prendersi qualche pausa salutare. Non ne voleva sapere, è un magnifico esempio di passione sportiva vera, anche disinteressata. Difficile trovargli un difetto, anche a volerlo. Non certo nel gioco. Al massimo lo si può “accusare” di non saper sfruttare sino in fondo il personaggio che si è costruito con anni di sacrifici. È un uomo con il suo mondo privato, come è giusto sia. La famiglia, la casa, hanno grande importanza per Dino. Su molti compagni, comunque, il suo ascendente era forte. Quando prima della gara, in settimana od addirittura la vigilia, si parlava del prossimo impegno, si analizzavano le qualità dell’avversario, i punti forti o gli eventuali lati che pensavamo deboli, Zoff partecipava ed entrava volentieri nei particolari tecnico-tattici. Come affrontare una punizione, come aspettare il corner, specie se nell’incontro precedente c’era stata qualche sfasatura. Un giocatore eccezionale, insomma. Due o tre con il suo carattere, oltre che con la sua bravura, e non ci sarebbero davvero problemi per qualsiasi squadra».
Così lo descrive Vladimiro Caminiti:
«E stato unico come portiere per la sobrietà dello stile non privo di un suo fascino misterioso, segreto, che risaltava in certe partite all’estero, ad esempio in Inghilterra, al forcing martellante cross su cross dei fondisti inglesi, il suo spazzare l’area di rigore con uscite monumentali per tempismo e autorevolezza atletica. Ma più di tutto ha avuto, come portiere, mente e fisico corrispondenti come nella massima di Giovanale (“mens sana in corpore sano”) da cui questo suo rendimento inattaccabile, e le sue mani sempre intatte (un solo infortunio fisico in una carriera interminabile), e la sua strategica sapienza nell’interpretare il ruolo su se stesso, fuori da ogni tradizione. Nessun campione di calcio somiglia a Zoff nell’asprezza contenuta del carattere, così poco facondo e così fecondo di risolutive intuizioni. Il suo sodalizio con Scirea è bellissimo sul piano umano; Boniperti se ne ricorderà il giorno che lo promuove allenatore. per affiancarglielo. Poi, Scirea muore tragicamente e Zoff rifiuta qualsiasi altro secondo».

Edited by Lorre - 25/3/2006, 17:50
 
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bebop89
view post Posted on 21/3/2006, 16:16




non c'è ke dire grandissimo
 
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view post Posted on 21/3/2006, 19:57

Divinità primordiale

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Fine eloquio, grande arte oratoria, timbro da venditore di mercato del pesce. Un po' prolisso e forse audace nel tono.
Sfacciato, strafottente, incline alla rissa e alla vita mondana, di lui si ricordano soprattutto le cappellate sui tiri da fuori di Brandts e Haan contro l'Olanda che ci costarono la semifinale del '78, oltre alle altre due fatte in seguito contro il Brasile su altrettanti tiri da fuori di Dirceu e Nelinho durante la finale per il terzo posto. Meteora.


Edited by xxxCACTUSxxx - 21/3/2006, 20:10
 
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LASTORIASIAMONOI
view post Posted on 21/3/2006, 21:25




CACTUS sei un grande w00t.gif
 
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view post Posted on 1/3/2014, 13:33

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Con un poco di ritardo: Auguri Dino !

FORZA JUVE :fabrice:
 
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Poseidone_
view post Posted on 28/2/2017, 13:14




Auguroni grande Dino Zoff portierone campione del Mondo ..pluriscudettato e uno degli artefici della seconda stella.
 
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view post Posted on 1/3/2022, 23:05
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80 anni da Campione!
 
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view post Posted on 1/3/2022, 23:42
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Anni 80 very nice

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view post Posted on 2/3/2022, 08:12

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Molto simpatico L aneddoto raccontato da Bergomi al club

Semifinale contro la Polonia 1982

Berzot mi dice, Beppe non giochi oggi loro giocano solo ad 1 punta

5 minuti incontro Zoff , mi fa oggi me lo fai te i rinvii dal fondo che ho un dolorino alla coscia

Rispondo , guarda che io sono in panchina


5 minuti alla riunione tecnica ero titolare

Zoff grandissimo carisma silenzioso
 
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view post Posted on 2/3/2022, 20:52
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Grandioso!!!
 
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view post Posted on 5/3/2022, 10:24

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Con ritardo: Auguri Dino !

FORZA JUVE :fabrice:
 
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