| riflessione sulla partita
si è esaurito il discorso portato avanti fin qui dall' Italia, in maniera pressocchè indisturbata, e tecnicamente adatto ad un contesto di gare in cui la qualificazione si guadagna sul medio-lungo periodo e non sul breve.
Intendiamoci: partite di questo genere capitano sempre e ce n'è sempre una in un torneo, per forza di cose (la seconda del girone, gli ottavi), perchè ci sono partite nelle quali subentra un di più anche nell'approccio rispetto al solito, perchè l'avversario magari la mette sul piano della battaglia più che del gioco.
Il nostro gioco -non è una critica a Mancini, del cui potenziale per la Nazionale sono un assertore della prima ora- consistente nel monopolio della gestione della palla e volto a creare un volume di occasioni più che sufficiente per farci vincere bene le partite, non lo si può più fare, per il maggior livello delle avversarie e per il tipo di gare che andiamo a fare, dove si necessita di persone in grado di essere incisive nella singola azione.
L' Austria, al di fuori di qualche elemento, era addirittura più scarsa come cifra tecnica e come sostanza di squadra rispetto a qualcuno già incontrato nel girone, ma la partita era diversa.
Noi in realtà un punto di crisi ce l'abbiamo già avuto in Nations League, ma a quanto pare era passato inosservato.
Nella partita con l' Austria, che ha avuto il merito di prepararla molto meglio degli altri
(il loro gol regolare è chiaramente una soluzione fatta di proposito con la certezza di trovarci scoperti sul palo;
hanno intasato efficacemente la zona in cui avremmo fatto circolare il pallone;
hanno programmato il maggior sforzo fisico nei primi 15' di ogni tempo),
Mancini ha dato fiducia agli uomini che fin qui gli hanno garantito le partite.
Fino al 45' era tutto anche giustificabile da un punto di vista tecnico, dopo non più.
Alcune cose erano già molto chiare a fine primo tempo e avrebbero richiesto un cambio all' intervallo:
che mancasse l'uomo in grado di far circolare il pallone davanti la loro area, dove Insigne e Immobile erano costretti a tornare per cercare palloni giocabili e sfuggire all'oppressione fisica avversaria, era evidente;
come era evidente Berardi fosse del tutto inadeguato ad una partita simile, a causa di limiti tutti suoi, tattici tecnici e mentali;
pochissima tenuta sul piano nervoso, ed anche tutto sommato una certa limitatezza complessiva, per Insigne.
Mancini voleva sviluppare la solita mole di gioco (Jorginho regista, Verratti cucitore tecnico tra i reparti, Barella ad accorciare spazi e tempi, due ali tattiche, Immobile prima punta) era una costruzione con un suo senso, ma al 45' era palesemente inadatta al contesto.
Ne' si poteva dormire tranquilli dietro, a causa di quei rari ma chiari segnali di pericolosità dell' Austria, che per fortuna dimostrava però di essere anche scarsa forte.
I cambi sarebbe stato necessario farli (Locatelli IN, Berardi out, rombo con Barella leggermente sulla destra, volendone fare solo uno) già all' intervallo, ma la nostra panchina (credo che anche gli altri stiano dando un bel contributo) ha voluto verificare fino in fondo l'efficaccia delle soluzioni sulle quali stava lavorando e forse non ha voluto perdere il vantaggio di capire come si sarebbe messa l'Austria nel secondo tempo prima di fare la mossa noi.
Forse ha voluto tutelare gli uomini scelti per la gara, uomini che sono del gruppo e ci hanno portato fin qui.
Un fine, se del caso, giustificabile e meritevole.
Ci è andata di STRAculo, perchè abbiamo regalato all' Austria 20' di dominio del campo ed il loro gol è arrivato a sostituzioni già decise.
Notevole quello che è successo dopo i primi due cambi: la partita ha preso una piega chiaramente migliore, ma non era sufficiente. Questo è veramente notevole, perchè chiarisce qualcosa su quel di più tecnico-tattico che già ci era mancato: non è bastato spingere di più fisicamente e guadagnare metri di campo, portando più gioco più vicino la loro area, per risolvere la partita:
per risolvere la partita è stato necessario inserire forza fisica e cambiare logica.
Belotti in area di rigore e con la sua presenza fisica in tutte le situazioni, incluse le ripartenze avversarie, ha liberato occasioni per i nostri attacchi.
Chiesa ha innestato quella cattiveria e quella incisività neccessarie per risolvere partite come questa.
Insomma, la formula che ci ha portato fin qui ha smesso di funzionare contro questo avversario;
non è detto che non funzioni più, ma bisogna intervenire sulla logica:
nelle partite da dentro-fuori, servono uomini e atteggiamento da dentro o fuori.
Anche perchè, è bene non farsi illusioni, la formula che ci ha portato fin qui maschera molti difetti individuali, molti limiti di alcuni giocatori (perchè sullo spessore di Jorginho e Verratti non è nemmeno lecito discutere) fisici, tecnici, di interpretazione della gara in qualche caso.
E ripeto, non è una critica alla nostra panchina, semmai quello cche io ritengo essere il suo merito più importante.
Esempi sparsi:
Insigne che non trova altra soluzione che la sua tipica conclusione personale quando invece avrebbe avuto modo di tentare una gestione diversa, un ultimo passaggio.
Immobile che per stanchezza o per poca fiducia nei propri mezzi, essendo già in ritardo, fa rimbalzare il pallone sul terreno facendolo schizzare in avanti quando avrebbe dovuto semplicemente tentare un qualcosa di sporco, tipo uno stop per farsi franare addosso il portiere o una conclusione anche a cazzo per anticiparlo.
Berardi che, in ritardo su un cross laterale, tenta di arrivare sul pallone col suo piede nonostante fosse quello che aveva meno tempo per intervenire rispetto al destro, e nonostante il fatto che lo stop con l'esterno del piede sia una cosa che è notoriamente sconsigliata rispetto a quello con l'interno del piede opposto alla direzione di provenienza del pallone.
Sono tutte cose, più che errori, che parlano di un livello complessivo del singolo non di prima qualità.
La nostra panchina ha molto da riflettere.
Edited by CASARANO - 28/6/2021, 12:47
|
