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Ritratti: Michel Platini, biografia e articolo di Bidescu

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Lorre
view post Posted on 20/6/2006, 00:29




Michel Francois Platini, artista e genio del pallone, nasce il 21 giugno 1955 in Francia, a Joeuf. Michel è il secondo figlio della famiglia Platini, ristoratori di origini italiane. Il giovane Michel inizia a tirare i primi calci seguendo il papà Aldo, capitano della squadra del Jovincenne, nei suoi allenamenti e partite. Con il passar del tempo Michel affina la propria tecnica ed arriva a giocare in prima squadra presso il club di Joeuf. Poi, in pochi mesi il nome di Michel Platini è sulla bocca di tutti i migliori selezionatori.

Nel 1972 Platini passa al Nancy; calca i campi della massima serie francese per la prima volta nella stagione 1972/73, debuttando come ala sinistra nella partita del Nancy contro il Nimes. A soli 18 anni viene scelto come regista al centro del campo. Nel 1976 Platini debutta sulla scena internazionale: segna il suo primo gol con la maglia della nazionale francese il 27 marzo al Parco dei Principi, contro la Cecoslovacchia. Nello stesso anno è scelto per partecipare ai Giochi Olimpici di Montreal. Vince poi la Coppa di Francia con il Nancy, segnando il gol della vittoria contro il Nizza.

Michel Platini piace molto anche alle teenager transalpine, ma alla fine del 1977 procura loro un dispiacere: il 27 dicembre sposa una studentessa di economia, come lui figlia di genitori italiani. Dal loro matrimonio nasceranno due bambini. Il nome di Platini viene consacrato come talento internazionale quando nello stesso anno viene scritto al terzo posto della classifica per l'assegnazione del Pallone d'oro.

Partecipa ai Mondiali di calcio di "Argentina 1978", offrendo un saggio della sua immensa classe, ma non tutti i suoi compagni di squadra sono all'altezza del loro numero 10 e la Francia viene rapidamente eliminata dalla squadra di casa, che vincerà il titolo mondiale.
Il 31 maggio 1979, il Re del calcio piazzato, così chiamato per le sue micidiali e precisissime punizioni, gioca la sua ultima partita con il Nancy, segnando due gol contro il Lille; firma il contratto con il Saint-Etienne.

Nel 1981 ottiene per la prima volta il titolo di campione di Francia in occasione dell'ultima partita di campionato contro il Bordeaux; il risultato finale è di 2-0, Platini è l'autore delle due reti: un eroe per la città. Nel 1982 guida la Francia al quarto posto del Mondiale spagnolo, rivelandosi uomo partita nella tremenda semifinale persa contro la Germania Ovest a Siviglia.

Dopo aver brillato durante la competizione mondiale spagnola, il numero 10 della Francia viene ingaggiato dalla Juventus, scelto da Gianni Agnelli in persona proprio per la "fantasia" che il francese sa esprimere. Michel Platini passa alla Juventus per 880 milioni di Lire, per due anni. Alla firma del contratto il francese insiste su un solo punto: restare disponibile al 100% per la nazionale francese. Alla sua prima stagione 1982/83 il vero Platini non si vede ancora: non sono momenti facili. In breve la squadra bianconera perde lo scudetto contro la Roma, e la finale di Coppa Campioni (dopo dieci anni dall'ultima) contro l'Amburgo. Platini e la Juventus possono consolarsi con la Coppa Italia ed il titolo di miglior giocatore d'Europa: Platini vince il suo primo "Pallone d'Oro".

Il 1984 è l'anno della rivincita; con la Juventus ottiene la sua prima incoronazione europea nella finale della Coppa delle Coppe contro l'Oporto (2-1), vince ancora il "Pallone d'Oro" e vince il campionato italiano, considerato il più difficile del mondo, scalando la classifica capocannonieri.
I tifosi juventini impazziscono per il nuovo Re. Ma il 1984 non è ancora finito: non sazio la Francia, si aggiudica gli Europei, giocati in casa.
Il 1985 è un altro anno carico di successi, ma nello stesso tempo pieno di tristezza. Il 29 maggio grazie a un rigore di Platini la Juventus è sul tetto d'Europa, vincendo la Coppa dei Campioni, ma della serata allo stadio Heysel di Bruxelles, più di tutto rimarrà ai posteri la cronaca della tragedia che ha portato diverse morti, provocate da scontri tra le tifoserie e dalla frana di una parte dello stadio.

Alla fine della stagione 1985, in Italia è per la terza volta consecutiva miglior cannoniere del campionato. Ma ancor più straordinario è il risultato internazionale: per la terza volta consecutiva "Pallone d'Oro". Un vero record, per un vero fuoriclasse. Platini è adulato dai fan e ammirato dagli avversari. La sua fama supera ogni frontiera e il suo nome viene accostato a quello di altre leggende del calcio del passato, come Pelé o Beckenbauer.

Nel 1986, dopo la vittoria con la Juventus a Tokyo della Coppa Intercontinentale, si aggiudica il suo secondo scudetto con la compagine bianconera e gioca il suo terzo Mondiale in Messico; sarà proprio la Francia di Platini ad eliminare l'Italia, campione in carica.

Il 17 maggio 1987, dopo una partita contro il Brescia presso lo Stadio Comunale di Torino, Michel Platini annuncia il suo ritiro. Un mese più tardi lascia anche la nazionale francese, dopo aver collezionato 72 presenze.

Crea la "Fondazione Michel Platini" di cui è Presidente. L'organizzazione ha l'obiettivo di aiutare i tossicodipendenti. Il 23 marzo 1988, un anno dopo la sua ultima partita con la maglia della Juventus, Platini organizza la sua partita di addio. Allo stadio Marcel Picot di Nancy, scende in campo una rara concentrazione di stelle: per la prima volta Pelé, Maradona, Beckenbauer, Tardelli, Boniek, Zoff vestono la stessa maglia.

Quattro mesi dopo, il giovane pensionato viene chiamato per assumere la funzione di vicepresidente dell'AS Nancy, poi chiamato nel novembre del 1988 alla guida tecnica della nazionale francese, ma la mancata qualificazione agli europei del 1992 ed il susseguirsi di polemiche spingono l'eroe francese a lasciare l'incarico per diventare Presidente del comitato organizzatore dei mondiali di Francia 1998.

Oltre ai piedi d'oro Platini possiede ancora oggi una schiettezza - per alcuni, "faccia tosta" - unita ad una grande sportività, qualità che, insieme al suo grande amore per il calcio, gli hanno permesso di vivere una splendida carriera come drigente e organizzatore.


 
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Lorre
view post Posted on 23/6/2006, 00:02




ARTICOLO DI Bidescu, www.juventus1897.it

L’avventura juventina di Michel Platini comincia il trenta aprile del 1982; è l’ultimo giorno utile per tesserare il secondo straniero e la Juventus ha già scelto Zbigniew Boniek. Boniperti, nonostante la Juventus sia a tre giornate dalla fine del campionato, decide di scaricare Liam Brady, l’irlandese prelevato dall’Arsenal due anni prima, e di puntare sull’asso francese. L’avvocato Agnelli ha scoperto Michel due mesi prima, ed è convinto che Platini è l’uomo giusto per avviare un ciclo europeo della Juventus, grande vuoto della storia bianconera. Agnelli parla della sua idea con Boniperti e con Trapattoni, e, nonostante qualche perplessità, sono tutti d’accordo. Michel non vede l’ora di arrivare a Torino, nonostante le sirene del Real Madrid, dell’Arsenal e del Bayern Monaco. I suoi nonni lasciarono l’Italia nel 1919, erano di Agrate Conturbia, un piccolo centro del Novarese, a pochi chilometri da Barengo, la patria di Boniperti.
Platini sbarca a Torino quel pomeriggio, il suo è un vero e proprio “blitz”: discute il contratto, firma e rientra subito in Francia. La Juventus vorrebbe tenere segreta la notizia, nel timore di negative ripercussioni sul morale di Brady e della squadra, impegnata la domenica dopo nell’insidiosa trasferta di Udine. Ma qualcosa filtra da Parigi, Boniperti ed, alle 19:30 di quel venerdì, è costretto a dare l’annuncio. Brady viene scaricato in pochi minuti, ma offre una lezione di altissima classe e professionalità: ad Udine è il migliore in campo e la Juventus conquista una nettissima vittoria per 5 a 1, con un goal di Paolo Rossi, che rientra proprio quel giorno, dopo la squalifica per il calcio-scommesse. Nell’ultima decisiva partita di Catanzaro, il 16 maggio, realizza il rigore che vale vittoria e scudetto.
Racconta un giornalista francese amico di Michel: «Squilla il telefono rosso ed una voce ci dice che Platini sta partendo per l’Italia. L’informatore è anonimo, ma solo un tecnico dell’aeroporto di Lyon poteva darci una soffiata del genere. Così, noi siamo stati i primi a sapere del viaggio di Platini a Torino, a bordo di un “petit Cessna” a quattro posti. Quando abbiamo rilanciato la notizia in Italia, nessuno voleva crederci. Per convincere un giornale di Milano, poiché nel frattempo avevamo raggiunto Michel nello studio di Boniperti, abbiamo dovuto far ascoltare la registrazione delle voci di Platini e Boniperti. Il giornalista milanese, che non voleva crederci, era addolorato, perché continuava a dire che era impossibile, perché Platini era stato acquistato dall’Inter !!!». Boniperti, appena firmato il contratto, gli dice: «Adesso che è della Juventus, deve tagliarsi i capelli». Michel risponde: «Ha forse paura che mi possono cadere ???».
Platini lascia il Saint-Etienne, dopo amare sconfitte: perde il campionato all’ultimo turno, a vantaggio del Monaco, e perde la Coppa di Francia in una incredibile finale contro il Paris St.Germain. Mondiali di Spagna: la Francia di Platini è quarta, la Polonia di Boniek terza e l’Italia, con sei bianconeri titolari, è campione del mondo. I tifosi sono in delirio:si parla di scudetto con sessanta punti ed attacco da più di cento goals !!! La Coppa Campioni ??? Una formalità.
La realtà, purtroppo sarà molto diversa: il mondiale ha svuotato molti giocatori e Trapattoni deve subito fare i conti con un’infinità di problemi. Il più grande è l’inserimento, tecnico ed ambientale, di Boniek e Platini. Il francese capisce quasi subito che la Juventus non è quella squadra perfetta che aveva immaginato. La prima partita ufficiale è Catania-Juventus, Coppa Italia, 18 agosto del 1982. Finisce 1 a 1, è di Marocchino il goal del pareggio. Contro il Pescara, a Torino, il 22 agosto, Platini segna il primo goal ufficiale. La Juventus vince 2 a 1, il goal di Michel arriva dopo sette minuti, con un pallonetto a scavalcare i difensori abruzzesi e con un tocco volante di esterno destro ad infilare il portiere Bartolini in uscita.
L’esordio in campionato, però, è un disastro, la Juventus perde a Genova, contro la Sampdoria neopromossa, 1 a 0, segna Ferroni, Platini, come tutto l’ambiente bianconero, è perplesso; Brady, ceduto proprio ai blucerchiati, è il migliore in campo. Una settimana dopo, primo goal e prima vittoria, Juventus-Cesena 2 a 0, un sinistro che inganna Recchi.
Sono mesi durissimi per Platini: è tormentato dalla pubalgia, discusso, talvolta contestato, viene persino considerato un lusso che la Juventus non può permettersi !!!. La verità è che tutta la squadra è in crisi, il Mondiale ha lasciato segni profondi, ma la colpa viene addossata ai due stranieri. Proprio in questo periodo, nasce la loro grande amicizia; Platini è molto amareggiato, polemizza con Trapattoni sullo schieramento, a suo parere, troppo difensivo della squadra. Boniperti lo prega di tacere, di non creare delle polemiche intorno ad una squadra largamente inferiore alle attese. A dicembre Platini si rivolge ad uno specialista per curare la pubalgia; in Francia dicono che sta per lasciare la Juventus, deluso e ferito dall’esperienza compiuta. In effetti la squadra bianconera è staccatissima e deve dare l’addio definitivo allo scudetto addirittura a gennaio.
Dopo Juventus-Sampdoria, prima di ritorno, 1 a 1 Brady ancora una volta è il migliore in campo. L’avvocato Agnelli è furioso e sbotta: «Se Furino è il regista della nuova Juventus, è inutile farsi illusioni». È la prima svolta. Trapattoni rivoluziona il centrocampo della Juventus, Bonini sostituisce Furino e la squadra viene affidata a Platini. Michel sta guarendo dalla pubalgia e sembra un altro, a febbraio inaugura una girandola di prodezze straordinarie: goals a raffica, 14 in nove partite, diventa capocannoniere, porta la Juventus alla finale di Coppa dei Campioni. E, con lui, esplode anche Boniek. Il popolo juventino è estasiato, sogna la Coppa, ma Atene boccia senza pietà quella Juventus sbagliata. Vince l’Amburgo, davanti a sessantamila italiani. 1 a 0, goal di Magath al nono minuto e Platini torna sul banco degli imputati. Non è un leader ed il fallimento della Juventus diventa il fallimento di Platini.
Ma dopo Atene si apre per lui e per la Juventus la serie delle grandi vittorie. Quasi da solo, conquista la Coppa Italia, ribaltando nella finale di ritorno con il Verona, la sconfitta dell’andata (0 a 2), firma due goals, il secondo dei quali a sessanta secondi dalla “roulette” dei rigori. Michel non si ferma e conduce la Juventus alla vittoria al “Mundialito per club”, a “San Siro”. È entrato così nel cuore dei tifosi, prepara le rivincite fin dal raduno della stagione successiva. Ha finalmente capito tutto della Juventus e del calcio italiano; Boniperti gli affida una squadra rinnovata, non ci sono più Zoff, Bettega e Furino, tocca a Penzo, Vignola e Bonini. Platini parte fortissimo, un goal dopo l’altro, scudetto e secondo titolo di capocannoniere.
È l’anno che porta agli europei, che si giocheranno proprio in Francia, Platini da spettacolo ovunque, quando la Juventus si ritrova sola, al comando della classifica, a metà dicembre, Platini confessa: «Ho inseguito per un anno la Roma, sembrava inafferrabile, ora dico che è proprio una gran bella sensazione stare in testa al campionato, non c’ero mai riuscito in Italia, ma ne valeva la pena». A Natale, vince il primo “Pallone d’oro”; viene premiato il giocatore, non la squadra, la Juventus ha vinto poco, ma Platini ha convinto tutti. Ha mille impegni: lavora in TV, segue la sua scuola di calcio a Saint-Cyprien, nel Sud-Ovest della Francia, cura altri affari, ed ad ogni partita lascia la sua impronta. A febbraio, rinnova il contratto con Boniperti. Ed il 26 dello stesso mese, gli regala la vittoria nel derby di ritorno con una doppietta memorabile, dopo l’iniziate vantaggio granata ottenuto da Selvaggi. Prima batte Terraneo con un’incornata «degna di Charles» (la frase è di Boniperti) e poi si ripete con una punizione semplicemente perfetta.
La Juventus vince lo scudetto numero ventuno. All’Olimpico, il 15 aprile, dopo Roma-Juventus 0 a 0, Platini può tirare un sospiro di sollievo. «È fatta, finalmente !!!» La Juventus raggiunge anche la finale della Coppa delle Coppe dopo una sofferta semifinale con il Manchester United. A Basilea, il 16 maggio 1984, la Juventus batte il Porto, 2 a 1, di Vignola e Boniek i goals, Platini può farsi notare poco, è una partita molto difensiva, e poi Michel ha ormai la mente agli Europei.
In quel fantastico 1984 di Platini, gli Europei occupano un posto molto importante; in ottanta anni, la Francia, che ha inventato competizioni e premi, non ha mai vinto niente. Platini sente di essere alla vigilia dell’appuntamento più importante della carriera, sente di avere una responsabilità enorme ed una convinzione: non fallirà. In cinque partite, Platini offre tutto se stesso ed offre giocate di altissima classe. Segna 9 goals: uno alla Danimarca, tre al Belgio, tre alla Jugoslavia, uno al Portogallo (il goal del 3 a 2 in semifinale al 119’) ed uno alla Spagna, nella finalissima, complice il portiere Arconada. Parigi è in delirio per Platini, è la sera del 27 giugno 1984. Platini è distrutto ma felice; il titolo di campione d’Europa gli vale, al di là di tutto il resto, il secondo “Pallone d’oro”. Si sprecano i paragoni, tecnici ed esperti mettono ormai Platini tra i primissimi di tutti i tempi, davanti a Schiaffino, a Sivori ed ad altri geni, in linea con Cruijff e con Di Stefano, alle spalle del solo Pelè.
La seconda metà del 1984 riserva qualche amarezza, la Juventus non è la stessa corazzata del campionato precedente, lui neppure; il Verona è subito lontano, stavolta i goals del francese non bastano, il campionato è un calvario, resta solamente l’agognata Coppa dei Campioni. Platini si conferma capocannoniere segna 18 goals, precedendo Altobelli ed uguagliando il record di Nordahl, vincitore, ma 30 anni prima, per tre anni consecutivi della classifica dei cannonieri. La peggiore Juventus dell’era bonipertiana, arriva sesta, addirittura fuori dalla Coppe Europee, 36 punti in trenta partite, con Rossi, Boniek e Tardelli in partenza. Platini conduce la Juventus alla terza finale europea in tre anni, grazie anche ad una splendida partita contro il Bordeaux. Ora sulla strada di Platini, c’è il Liverpool, battuto a Torino nella Supercoppa il 16 gennaio 1985, in mezzo alla neve: 2 a 0, doppio Boniek. A Bruxelles, in un clima allucinante, Platini trasforma il rigore decisivo e consegna a Boniperti il trofeo insanguinato, ma qualcosa fra lui ed il calcio si spezza. Platini è avvilito, scappa in Francia, ha bisogno di riposare e di riflettere; è un uomo in crisi, avverte nausea per il calcio.
In autunno, malgrado lo strepitoso di uno della Juventus completamente rinnovata, denuncia il suo malessere. «Non ce la faccio più» esplode dopo le furibonde polemiche che seguono Juventus-Verona (2 a 0 a porte chiuse) di Coppa dei Campioni. Sembra stanco del calcio, ha voglia di smettere. Contrariamente alle sue abitudini, segna pochissimo, ma la Juventus vince molto e prenota lo scudetto. Il 16 novembre, la Francia batte la Jugoslavia con due suoi capolavori al Parco dei Principi, il 2 a 0 qualifica la squadra transalpina al terzo mondiale consecutivo. Platini sente scattare una molla dentro di se; deve decidere il suo futuro, da Ginevra il Servette lo tenta con mille premure, potrebbe giocare in un campionato assai meno stressante di quello italiano. Ma Michel ha un grande dubbio: meglio chiudere con il calcio ai massimi livelli oppure continuare anche dopo il Mondiale messicano ???
La Juventus vola a Tokyo, l’8 dicembre e vince la Coppa Intercontinentale, Platini firma il penalty risolutivo, chiude l’interminabile, ma bellissima sfida con l’Argentinos Juniors. Platini torna a sorridere, «questa partita mi ha insegnato che il calcio è ancora una cosa splendida». Il 1985 si chiude nel segno di Platini: due goals al Lecce, uno alla Sampdoria, la Juventus è sempre più sola in testa alla classifica. Da Parigi, arriva il terzo “Pallone d’oro”.
Mezza Europa è alla caccia di Platini; arrivano proposte da Barcellona, da Parigi, dall’Inghilterra e persino dal Napoli e dal Milan. Platini è titubante, non riesce a decidersi, ma lascia capire di essere orientato verso il terzo “sì” alla Juventus. Rinvia l’annuncio un paio di volte, ma il rinnovo arriva, per la gioia di tutto l’ambiente bianconero
Arriva lo scudetto, ma la Juventus sta per iniziare un ciclo negativo, che la vedrà senza vittorie in campionato per quasi un decennio. Trapattoni va all’Inter, arriva Marchesi; in campionato splende l’astro di Maradona e lo scudetto va a Napoli. La Juventus gioca una stagione anonima, subito eliminata dalla Coppa dei Campioni, non è quasi mai in lotta per lo scudetto. L’ultima partita del campionato 1986-87 è l’ultima di Michel: una malinconica pioggerellina scende sullo stadio “Comunale” a salutare Michel Platini che, per l’ultima volta, veste la maglia bianconera. Una pioggerellina che copre le lacrime di Michel e di tutti i suoi tifosi.
Il racconto di Vladimiro Caminiti:
«Forse la perfezione non esiste, e pure è esistito Einstein, e insomma c’è stato Platini, tra i calciatori più perfetti nell’esercizio della professione. Scrivere oggi, a botti consumati, di averlo subito capito, sarebbe una falsità. Vero è invece che ne intuì il genio quell’eccentrico studioso di calcio, eternamente bambino, dell’Avvocato, che lo volle, fortissimamente, fino a sacrificare un ottimo giocatore come Brady; ma ne valeva effettivamente la pena.
In realtà, Michel entrò in una squadra con sei campioni del mondo freschi di gloria, ansiosi di nuove esperienze, che sapevano di essere bravi, e non si impressionarono certo della fresca fama del sopraggiunto; con Platini, era stato ingaggiato un polacco cavallo dell’est, giocatore anarchico per eccellenza, ragazzo sveglissimo di mente, non meno del favoloso Michel: Boniek.
Michel visse di pubalgia e di rancore verso quel piccolo ironico Furino i primi mesi torinesi. Aveva trovato casa sulla collina, ma non trovava in campo la giusta collocazione. Non rendeva. Le cose sembravano andare meglio in Coppa dei Campioni; su tutti i campi d’Europa la Juventus dava spettacolo, segnando goals a grappoli. Ricordo la partita con l’Aston Villa, vinta per 3 a 1, con un Platini principesco, ormai tagliato dai giochi Furino, Bonini titolare inamovibile. Era intervenuto l’Avvocato in persona, reclamando che la regia fosse affidata al suo pupillo francese, e così fu. Trapattoni ligio obbediva.
Tutti sono invaghiti, Avvocato in testa, di Platini; e Platini si scarrozza la sua gloria vincendo a ripetizione il titolo di capocannoniere (1983,¬1984, 1985). Nell’Europeo, sfronda ulteriormente il suo gioco e figura da centravanti effettivo, fino a ridicolizzare lo spagnolo Arconada, portiere di razza. Segna 9 goals, e saranno tantissimi i suoi goals in una carriera fiammante: 141 partite nel Nancy con 81 goals solo in prima divisione (17 in 32 partite in seconda divisione); 107 partite e 58 goals nel Saint Etienne; prima, appunto, di passare alla Juventus nell’estate 1982, evento fondamentale per lui, da un calcio tempestato di libere prodezze a un calcio dallo spessore tattico ed agonistico spesso disumano, che Platini riesce a domare, esprimendo i tesori di una classe individuale portentosa, con la sua machiavellica maniera di fare la differenza, qua nascondendosi, quasi mai sfidando l’avversario frontalmente, schivandolo, dopo abili appostamenti, per sorprenderlo con le sue irruzioni magiche. Un controllo di palla perfetto, e col destro quelle esecuzioni di sopraffina felicità. L’avventura bianconera di Platini era destinata a finire, come era finita quella di Sivori. Io credo che come puro e feroce cannoniere, Sivori sia stato ancora più grande, forse il più grande di tutta la storia della Juventus; come giocatore a tutto campo, nell’ultima versione di regista, Michel ha lasciato di sé sprazzi di inimitabile seppur logica fantasia. Un campionissimo dalla natura istrionica, anche viziata, che tenne un rapporto speciale coi cronisti di giornata ed in generale con la stampa. Una volta lasciata l’attività, avrebbe corretto e smussato lo stesso carattere, umanizzando e archiviando quel francese spocchioso e insopportabile come a molti di noi era apparso. Certo, la Francia calcistica gli deve molto. È stato, col suo sangue italiano nelle vene, il calciatore francese numero uno di tutti i tempi, dovendosi aggiungere che proprio la Juventus lo ha arricchito di umori e ne ha fortificato il carattere vincente, dando ali più robuste al suo gioco camaleontico.
Punta, regista, centravanti mascherato ??? Semplicemente un fuoriclasse».
 
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Le Roi Michel
view post Posted on 23/6/2006, 01:30




Parlare di Platini, per me è come tornare bambino.
Quell'epoca in cui i calciatori sono invincibili e inavvicinabili come semi-dei, così avvolti da un magico alone di sacralità e di romanticismo.
Michel è stato l'idolo dei miei 12 anni.
Ricordo quelle domeniche d'inverno, io incollato alla radiolina, rapito dal commento di Ciotti o Ameri. Esultavo come un pazzo ai gol della Juve, e la gioia triplicava se il marcatore era il numero 10.
Chiudevo gli occhi, e disegnavo nella mente il gol di Platini.
E il lunedi a scuola, sempre a parlare di lui, nell'intervallo simulavo con i compagni di classe, le sue azioni, le sue giocate, i suoi gol.
Non avrei mai fatto a cambio con Maradona.
Anzi, odiavo il pibe de oro, come se l'argentino offuscasse i meriti e la classe del mio francese.
Impazzivo per Platini, ricordo una a una le sue magiche punizioni, i lanci millimetrici per le sgroppate di Zibì, quei lanci di 40 metri con la palla che cadeva proprio sui piedi del polacco.
E poi quel suo carattere guascone, ironico e un po' altezzoso, tipicamente francese.
Comunque mai banale, anche fuori dal campo.
Ebbe il merito grandissimo di dare una dimensione europea ad una squadra allora troppo impegnata a vincere solo in Italia.
Nei primi 3 dei suoi 5 anni in bianconero, eravamo i più forti d'Europa.
Nell'82-83, la miglior Juventus di tutti i tempi, perse lo scudetto, a causa della fatica mundial di 6 dei nostri.
Ma soprattutto il rimpianto venne ad Atene, noi favoritissimi contro una mediocre squadra tedesca.
Riuscimmo quell'anno solo a vincere (in rimonta, contro la neo-promossa Verona, e grazie a Platini) la coppa Italia.
Coppa Italia che ci permise, nell'83-84 di partecipare e vincere a Basilea la Coppa delle Coppe.
Peccato che allora i meccanismi di partecipazione alle coppe europee fossero diversi da quelli di oggi.
Perchè quella Juve, magari iscritta alla coppa campioni, avrebbe tranquillamente centrato l'obiettivo. Quell'anno vincemmo il 21esimo campionato, Platini rivinse la classifica cannonieri, il secondo pallone d'oro, ma soprattutto fece un grandissimo europeo.
Nel 1985 arrivò la tanto agoniata coppa, ma in una cornice drammatica e dolorosissima.
A Tokio, una Juve rinnovata e ringiovanita salì sul tetto del mondo grazie a lui.
Suo il rigore decisivo. ma soprattutto indimenticabile quel gol ingistamente annullato.
Spettacolare il gol, spettacolare la protesta.
E in quella protesta singolarissima, in quel sorriso beffardo e incredulo c'era tutto Platini.
Michel non toppava mai le partite importanti, era un vero leader. Quante volte uccellò nei derby il Terraneo o Martina di turno.
Nel 1985-1986 arrivò il suo secondo scudetto, la terza vittoria nella classifica cannonieri, il terzo pallone d'oro.
Il suo ultimo anno fu in chiaro-scuro. La squadra era profondamente rinnovata, via Trapattoni, via molti senatori, dentro giovani e mediocri.
Smise troppo presto, forse a causa dell'Heysel.
Sì perchè dopo quella finale maledetta, perse la voglia di divertirsi, l'amore per il calcio.
Il 17 maggio 1987, a nemmeno 32 anni, la sua ultima partita. Stadio comunale, Juventus-Brescia.
Pioveva che Dio la mandava. Ero come spesso allora, nella Filadelfia.
Ricordo che piansi per tutti i 90 minuti, il dispiacere di non vedere più il mio idolo, era enorme.
Come enorme era la voglia di vederlo segnare. Per l'ultima volta.
Avrei dato non so cosa per un suo gol. Tutto lo stadio sembrava aspettarsi una sua ultima magia.
L'atmosfera era tesa e malinconica, l'emozione palpabile.
A nessuno importava l'esito di una inutilissima partita che per la cronaca finì 3 a 2.
Tutti volevamo un lieto fine a 5 anni intensissimi e bellissimi. Un suo gol.
Ci andò vicinissimo, e addirittura in rovesciata.
Arrivò il 90esimo, il triplice fischio, Platini commosso sotto la Filadelfia, ricevette un mazzo di fiori e imboccò per l'ultima volta, il sottopassaggio.
Per me il più grande. Di sempre.
Peccato solo non averlo visto prima in bianconero. Arrivò che aveva già 27 anni.
Chissà come sarebbe stata diversa la sua storia e la ns storia se Platini fosse andato all'inter.
Era prossimo a vestire il nerazzurro. Per fortuna Fraizzoli e Mazzola preferirono Hansi Muller :ridere: :ridere: :ridere: :ridere: :ridere: :ridere:
 
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view post Posted on 23/6/2006, 18:55




mai avuto l'onore di "viverlo" come giocatore...sono arrivata troppo tardi :P
comunque le sue giocate le ho viste...le cassette...i dvd...quei piedi veloci come il vento...c'arrivava prima di tutti...quelle punizioni,quei pallonetti... :sbav:
 
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view post Posted on 22/10/2011, 11:19

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Ho avuto la grandissima fortuna da vedere giocare questo grandissimo calciatore che é Michel Platini. Come Francese e Juventino me ha portato tanta gioia che é nel mio cuore per sempre.

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view post Posted on 21/6/2012, 10:08

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Auguri Michel ^_^ !

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Per me il 21 di giugno in Francia é il giorno del estate, la festa della Musica ed anche una data importante per il Juventino che sono ^_^

AUGURI MICHEL !


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view post Posted on 21/6/2014, 11:28

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