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| Il bicchiere mezzo pieno è, come al solito, rappresentato dal risultato. Di cui è lecito gioire: ma quando verrà a mancare (è già successo e - temo - succederà ancora), scopriremo che il bicchiere è invece ancora desolatamente vuoto.
Poi dipende da come il calcio viene inteso: se è solo un vivere alla giornata, tanto vale accontentarsi e addirittura godere (visto che comunque siamo primi o secondi in classifica) di quel che passa il convento; se è invece (anche e soprattutto) gioco, preparazione e programmazione, bisognerebbe comunque pretendere qualcosa più di questo scempio non solo estetico che viene invece ogni volta fatto passare come impresa eccezionale, quasi ci fossimo autoconvinti d'essere a livello d'una qualunque neopromossa. O forse nemmeno.
Sarà che non abbiamo più molti campioni, ma è anche vero che l'allenatore e molti dei nostri giocatori costano e guadagnano oggi forse più di certi campioni conclamati ai loro tempi. Anche allora si vinceva e si perdeva, ma in ogni caso ci si provava, a giocare a calcio: che fosse quello conservativo del Trap o quello visionario di Maifredi.
Ora mi sembra che si stia praticando proprio un altro sport: prevedibile, ripetitivo e noioso, privo non solo di idee, ma anche d'emozioni: e dovremmo pure esserne contenti! A me sinceramente sembra poco, troppo poco.
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