JUVENTUS Forum: per chi ama la Juve!

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view post Posted: 11/7/2022, 23:47     +1ITALIA - GERMANIA 3-1 - Azzurri d'Italia
Me la sto guardando su RaiSport.

I falli subiti da Oriali oggi sarebbero quasi tutti da rosso. E mai finte, solo entratacce.
view post Posted: 12/7/2021, 06:40     +1ITALIA - INGHILTERRA - la Finale - Azzurri d'Italia
Bravissimi tutti.
Con nonno Quaglia in panca forse avremmo pure faticato meno.

La beffa (per loro) me la sentivo. Troppo scontata per molti... ma non per tutti.
view post Posted: 13/6/2016, 21:54     +1Belgio - Italia - Azzurri d'Italia
Lacrime e sangue.
Prandelli e il buonismo erano un'altra cosa...

Qui ci si fa il culo tutti insieme.

Scusate il francesismo.
view post Posted: 11/7/2014, 11:47     +1Calcio e politica - Azzurri d'Italia
La Juventus è un qualcosa di decisamente anomalo rispetto a tutto il resto del calcio italiano poichè da sempre, storicamente, rappresenta un modo diverso, in un certo senso alternativo rispetto alla tradizione nazionale, di interpretare questo sport.

Partiamo dal primo mito da sfatare. La Juventus è inequivocabilmente, fortemente, orgogliosamente torinese: è sabauda nel sangue, rappresenta la squadra dell'aristocrazia, della borghesia subalpina, per diritto di nascita a partire dalla panchina su cui la nostra storia ha avuto inizio: il 1° Novembre 1897. E questo perchè? Perchè è la stessa Torino ad essere un'anomalia per l'Italia, mai amata, più che altro sopportata in quanto utile, spesso più invidiata che ammirata, e all'occasione infangata o derubata con malcelata soddisfazione. La Juventus si amalgama perfettamente a questo stato oggettivo. E poi ci sono gli Agnelli, altro fattore che la lega indossolubilmente alla propria città.
Torino, Juventus, Agnelli: già scrivere di seguito queste tre parole può aiutare a capire tante cose... e tanto livore.
Analizzando perciò in profondità l'origine delle due maggiori squadre torinesi i dubbi su chi rappresenti davvero l'indole della città sorgono eccome e la risposta alla fine non è che sia così scontata come alcuni spesso amano sbandierare. Citare unicamente l'anno di fondazione sarebbe riduttivo.

Ciò premesso, si può perciò tranquillamente affermare che la Juve sia fortemente dinamica per genesi, proprio perchè rappresenta in tutto e per tutto una parte d'Italia estremamente fattiva, intraprendente per questioni storiche, industriali e sociali, ma nel contempo signorile, ragionata, priva di quella superbia, di quella supponenza che invece si può ritrovare in Milan e Inter, anch'esse palesemente figlie della loro realtà locale. La Juve s'impone, vince, ma lo fa sempre con sostanziale distacco, col fare elegante di un'agiata e colta signora che lascia alle altre le beghe di cortile, che non ha bisogno di "blagare", di farlo pesare, di strombazzarlo ai quattro venti.

Proprio per questa sua atipicità rispetto a tutti gli altri, per questo suo modo di essere, dal retrogusto francese, se mi passate il termine, la Juventus da sempre la si ama o la si odia, perchè alla fine ha finito per offrire un'alternativa al tradizionale modo di tifare, di gran lunga superiore agli altri grandi club italiani. Non credo sia questione di politica ma più un modo di essere, di vivere il calcio che ognuno di noi ha. In poche parole: se non la capisci non puoi amarla e le cose che non riesci a capire spesso e volentieri finisci per odiarle.

Tifare Juventus sostanzialmente è un modo per non omologarsi al campanile, anche nella stessa Torino. Resta e resterà sempre una scelta netta, una presa di posizione che ti "determinerà", che ti collocherà in uno fra due schieramenti ben definiti, senza possibilità di simpatie, di solidarietà, di grigi intermedi, nemmeno da chi col calcio ha proprio nulla a che fare: juventino o antijuventino. E' assai più di una semplice rivalità sportiva. Non credo che in Italia esista storicamente un altro dualismo così duraturo e resistente, fortemente radicato nel costume. In un contesto storico e sociale fatto di un'infinità di rimestamenti, di colori cangianti e di innumerevoli sfumature di grigio, il bianco e nero rappresenta ancora oggi un simbolo su cui catalizzare due fazioni fortemente antitetiche, senza possibilità di conciliazione, senza possibilità di intercessione alcuna..... e in fondo, chi tifa Juventus, da Bolzano ad Agrigento, questo lo sa benissimo, perchè la vittoria alla fine assume sempre un gusto speciale, capace di abbattere anche le insidie dell'abitudine.
view post Posted: 1/7/2014, 16:10     +1Mondiali, vetrino per osservare il calcio di oggi - Azzurri d'Italia
Sì, anche a me questi mondiali non esaltano.
Le partite sono combattute ma decisamente "lineari" senza episodi capaci di scatenarti quell'entusiasmo che potevi provare mentre Maradona vinceva da solo il match contro l'Inghilterra.
Non mi dispiacerebbe avere qualche anno in meno ma devo dire che per questioni anagrafiche ho avuto il piacere di gustarmi pienamente i mondiali dal '78 in avanti, dall' 82 anche con una certa capacità di analisi.

Non c'è assolutamente paragone. Un po' come vedere la Wolf di Scheckter, la Ferrari di Lauda, la Renault di Jabouille, la Williams di Alan Jones su Raisport e poi confrontare i GP di quegli anni con l'attuale mortuorio della F1, anche se queste sfrecciano a velocità improponibili per quelle vecchie bare a quattro ruote, spesso ideate e condotte dall'abilità, dall'estro e dalla fantasia.

Sì, manca la fantasia, e anche il talento è fortemente omologato, spinto verso dei canoni definiti che ben poco lasciano al genio puro: in questo anche il migliore di tutti, Messi è un po' figlio del suo tempo.
L'organizzazione e l'atletismo poi non fanno che imbrigliare definitivamente il tutto.

Basta vedere una sfida mondiale di 10-20 anni fa e paragonarla con una di quelle di questi giorni.
Credo che a partire dal 2010 questo processo involutivo abbia finito per coinvolgere un po' tutto il calcio.
Vincono i più forti, non i più bravi, perché di campioni veri (non costruiti) ce ne sono sempre meno.
view post Posted: 25/6/2014, 11:28     +2Prandelli e Abete si sono dimessi - Azzurri d'Italia
Posto uno dei tanti articoli scritti nel gennaio 2013 dopo l'annuncio delle dimissioni di Roberto Baggio dallo staff federale.

Questo l'ho trovato su nadir.net, ma davvero, l'uno vale l'altro.

CITAZIONE
Le dimissioni di Baggio e quel calcio italiano che non vuole cambiare

Arriva come un fulmine a ciel sereno, ma anche nell’ambiente erano in molti ad aspettarsi una notizia del genere: Roberto Baggio rassegna le dimissioni da presidente del Settore Tecnico della FIGC. Ieri sera l’annuncio in un’intervista al TG1. Dietro alle dimissioni c’è la verità di un movimento calcistico, quello nostrano, che nella sostanza non vuole cambiare.

Il rapporto Baggio-Figc non è mai sbocciato: fin dall’inizio le prime incomprensioni con il Club Italia e il settore giovanile perché Robi pesta i piedi e invade territori altrui. Ma suggerisce lo scouting, la ricerca di talenti nel territorio che tanto sta avendo successo in Germania e in Uruguay non vuol dire screditare o calpestare altre istituzioni, anzi fa parte delle competenze del settore tecnico.

Poi il progetto da 10 milioni di euro proposto al Consiglio Federale, ma bocciato alla prima istanza da Macalli e Tavecchio. Poi le dimissioni con tanto di critica. Non riesce a lavorare, i suoi progetti vanno in fumo ancor prima di essere presentati talvolta, il suo ruolo gli va sempre più stretto e non perche ha voglia di strafare. In Figc hanno accolto la notizia senza scalpore, se l’aspettavano in fondo, rimarcando che Baggio poche volte svolgeva il suo lavoro negli uffici di Coverciano e in effetti non hanno tutti i torti, perché il Divin Codino andava lì soprattutto per fare il corso per allenatori.

Forse perché amava esercitare la professione a contatto con il terreno di gioco e non su una poltrona, dietro a una scrivania. Preferiva formare i nuovi allenatori lontano dagli uffici e con modi fin troppo strani per i professori di alto rango, gli stessi che hanno favorito il declino del movimento azzurro e difficilmente lasceranno a breve le loro poltrone (vero Albertini?). Più che un rapporto di stima e sana convivenza, con la Federcalcio è stata una guerra che ha danneggiato tutti: il progetto dei 10 milioni, che consisteva in un massiccio investimento nei settori tecnico-giovanile a partire dalla base, le scuole calcio – e questo col tempo poteva essere un vantaggio perché si tratta dello stesso metodo adottato dal Barcellona in tempi non sospetti – è stato bocciato perché avrebbe previsto l’inserimento delle squadre Primavera, trasformate in Squadre B, nei campionati di Lega Pro e Macalli avrebbe perso potere trovandosi poche squadre del suo settore e tante affiliate alle Leghe di A e B, un macello insomma.

Poi fu la volta delle nomine ad honorem di tecnici che ha fatto storcere il naso ai piani alti: Marotta, l’ex arbitro Trentalange, il dottor Castellacci, il manager e braccio destro di Robi Petrone. Erano solo dei premi “alla carriera”, ma in Figc Baggio voleva strafare a detta dei più. Inevitabili le dimissioni. Un peccato, perché ancora una volta il calcio italiano ha perso l’occasione di rilancio e innovazione, ma si sa che la vecchia mentalità continua a dominare e questo Robi l’ha capito fin troppo bene.

E pensare che tutto è nato nel 2010 quando era stato chiamato dal presidente Giancarlo Abete, su suggerimento del presidente dell’Aiac Renzo Ulivieri, subito dopo il clamoroso flop dei Mondiali sudafricani. Dopo aver “piazzato” Gianni Rivera al settore giovanile e scolastico e Arrigo Sacchi al Club Italia (entrambi con risultati poco soddisfacenti), ecco la nomina di Baggio alla guida del settore tecnico di Coverciano, ovvero la scuola che deve formare i nuovi maestri del calcio, gli allenatori italiani tanto cercati in Europa e nel resto del Mondo.

La scelta è singolare: Robi è stato un campione, forse il più grande talento azzurro dal dopoguerra ad oggi, e nonostante si fosse ritirato nel 2004, è ancora tanto amato dall’ambiente e dai tifosi. Il ritorno d’immagine avrebbe favorito e non di poco la Federcalcio ancora galvanizzata dal secondo posto ad Euro 2012. Insomma l’uomo giusto al posto giusto, se avesse avuto modo di lavorare.
view post Posted: 25/6/2014, 09:02     +2Italia vs Uruguay - Azzurri d'Italia
Perché sei sono stati studiati per tenere Balotelli in auge, uno è stato voluto dalla squadra, due sono stati fatti in malafede unicamente per evitare il rischio di rovinarlo.
view post Posted: 23/6/2014, 08:24     +1Italia - Uruguay - Azzurri d'Italia
Come prevedibile alla terza, in una palese ammissione d'impotenza, Prandelli gioca la carta del modulo collaudato (da Conte) per salvare la baracca. scopre che la squadra campione d'Italia comunque proponeva alla vigilia una struttura ben definita e spera, sostituendo le figurine mancanti con quelle che ha a disposizione, di riacciuffare una qualificazione che ormai tutti davano per scontata.
Ovviamente si affida agli altri ma non proprio a tutti (vedi la coppia d'attacco targata Ventura), questo perché ci andrebbe quella personalità che finora non ha mai dimostrato di avere.
Inserire Cerci al posto del nostro campione mediatico sarebbe stato estremamente rischioso...
E se questi due magari avessero funzionato anche al mondiale e non solo nel Toro?

Sarebbe logico aspettarsi un'altra nazionale ma a mio parere uno schieramento come quello simil-Juve non può essere improvvisato dall'oggi al domani, o affidato in toto a chi lo sa a memoria, perché ci sono altri cinque giocatori in campo, che del credo e degli automatismi di Conte sanno ben poco.

Prandelli non ci crede, ci spera, altrimenti in Brasile ci sarebbero almeno un paio di nostri panchinari italiani, magari non eccelsi, ma di sicuro in grado di recitare una parte frutto di anni di lavoro quotidiano.

Dopotutto Sacchi in USA, fregandosene di tutti, si era affidato a un discreto numero di giocatori del Parma.

Mi sembra un ennesimo correre ai ripari e in questo caso, se andrà male, la colpa sarà solo del blocco juventino.
view post Posted: 21/6/2014, 10:43     +1Italia - Costa Rica - Azzurri d'Italia
il peso dei cognomi... mi spieghi Cassano? Balotelli? Aquilani?
Balotelli deve essere preso a sprangate per un anno.
Con un mollaccione così al timone meglio Luca Toni ancora oggi.

I cambi ieri sono stati in funzione dedegni di Don Abbondio.

Per non levare Balotelli è partito con un errore e ha cercato di rimediare fino al terzo cambio combinando la frittata, errore dopo errore.
12 replies since 14/5/2010