| ne avevo 13, ero stato "costretto" in una sorta di campeggio di ragazzi dove non avevo molta voglia di stare, ma di quei giorni meravigliosi ricordo tutto. A dire il vero la convinzione - se vogliamo molto giovanile - che a quel punto era tutto in discesa ce l'avevo già dopo la partita con il Brasile, ero molto fiducioso (eufemismo) che saremmo andati fino in fondo perché Polonia e Germania erano almeno due gradini sotto. In fondo, l'Amburgo e l'Argentina ai mondiali '90 erano ancora lontani a venire, ad insegnarmi che non è detto che il migliore vinca, ma quella in effetti è un'altra storia ...
Senza nulla togliere al mondiale 2006, credo che la poesia di quello del 1982, l'epica di quell'avventura, non abbiano avuto paragoni: un CT inviso a pressoché tutta la Nazione, di cui pochissimi riconoscevano le qualità; una dirigenza infame, basti pensare che Matarrese tutt'ora rivendica meriti perché aveva detto che meritavamo di tornare a casa e sostiene di avere in questo modo spronato; una critica quasi unanime nel dare addosso; un gruppo unito fino alla morte; un capitano di 40 anni che moriva dalla voglia di riscattare un mondiale precedente la cui mancata vittoria era stata interamente addebitata a lui; un fantasista straordinario, che in quei giorni esce dalla sua dimensione locale, al più nazionale, ponendosi pari a pari con i più grandi; un giocatore che rientra da 2 anni di squalifica, dato per finito, insultato e deriso, che ritrova se stesso nel momento decisivo. Sono quelle storie che, se non le avessi vissute e me le raccontassero, penserei più facilmente che si tratta di un romanzo. Senza nulla togliere a quelli del 2006 ed alle generazioni successive che non possono avere ricordi del 1982, vorrei 1 miliardo di volte che una coppa l'alzasse Zoff, anziché Cannavaro; la differenza mi pare più che sostanziale.
Quel gruppo aiutò l'Italia ad uscire dagli anni di piombo, da un periodo nero? In parte sì, diede la convinzione ad una generazione, proprio la mia, che il futuro poteva essere bello perché le favole a volte accadono. Ci vollero 10 anni circa, parlo almeno per me, per svegliarmi dalla bolla e capire che no, di roseo non c'era poi molto.
E mi dispiace contraddire Marco: non c'erano sapori diversi, non era tutto più genuino e tutto questo buonismo ora, quando abbiamo una guerra alle porte, quando continua a morire, tra l'esultanza di minus habens verdognoli che sanno solo guardare al proprio orticello e non conoscono il significato della parola solidarietà gente su barconi che cerca solo di fuggire da casa sua per vivere, io tutto questo buonismo non lo vedo. In quegli anni, si mettevano bombe nelle stazioni, sui treni, nelle banche; si ammazzavano padri di famiglia per strada solo perché direttori del personale di grandi aziende, o perché magistrati che applicavano la legge; imperavano nelle città bande criminali importanti, spesso in parte colluse e/o utilizzate da parte del c.d. Stato. No, c'era molto poco di più sano e genuino, eravamo semplicemente noi ad essere giovani, spensierati e, giustamente, fiduciosi verso il futuro
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