| da La Stampa - Roberto Beccantini
IL SASSOLINO NELLA SCARPA CORSI E RICORSI, DA UMBERTO AGNELLI A GUIDO ROSSI Calciopoli letta al bar sport 13/11/2006
In via eccezionale, voglio prendere il toro di Calciopoli per le corna dei tifosi. Abbasso le analisi forbite (?), evviva i sassolini da bar sport: come questo. Viscerali, isterici, gridati. Comincio. Guido Rossi, il commissario che ha ordito il Grande Tranello, era un ex consigliere dell’Inter. Insomma: proprio sereno non doveva essere. Quando si dice il destino: nella stagione 1960-61, il presidente della Federazione Italiana Giuoco (dittongo, prego) Calcio era Umberto Agnelli che, a tempo perso, era anche presidente della Juventus. Ci fu il caso di Juve-Inter sospesa per invasione pacifica del campo. Nel giudizio di primo grado, papà Moratti ebbe partita vinta a tavolino (e dai). La Caf ribaltò il verdetto. Per protesta, nel recupero l’Inter schierò la Primavera. Scudetto alla Juve. Tiro a indovinare, ma in quei frangenti proprio sereno non doveva essere neppure il bi-presidente Umberto. Ormai ci avevo messo una pietra sopra. Immaginavo che il destino avesse rimosso l’episodio: tanto, uno più, uno meno. Mi sbagliavo. Come suggerisce il Trap, non dire gatto se non ce l’hai nel sacco. Quarantacinque anni dopo, ecco Rossi e la prima B della storia juventina. Evidentemente, il destino si era fatto un nodo al fazzoletto. Perso il fazzoletto, ha trovato il nodo. Chissà dove l’aveva nascosto.
Il calcio dell’ultimo decennio è stato una guerra per bande. Fino a maggio hanno prevalso le tribù del Berlusca e di Giraudo-Moggi. Poi, colui che passava per l’eterno trombato, Massimo Moratti, ha scatenato la controffensiva. Roba da ridere, l’Inter di Adriano rispetto alla Telecom di Tavaroli. Pedinare Vieri è stato un’amichevole estiva. Sbirciare De Santis, un preliminare di Champions. Le inchieste delle procure, il vero campionato. Il contenuto dei nastri, il suo tionfo (suo del petroliere). Il Milan, più scaltro, ha mandato avanti un kamikaze qualunque (Meani). Noi juventini, più coglioni, abbiamo schierato addirittura Bin «e» Laden (erano due, purtroppo). E così ce l’hanno messa in quel posto. Gli arbitri ci avrebbero favoriti comunque: che bisogno c’era, maledetta primavera, di dettare le griglie per telefono? Abbiamo voluto fare i secchioni, quando sarebbe stato sufficiente, come insegna la tv, truccarci da pupe.
Il passaporto falso di Recoba. E i rolex di Sensi, e la manzellata libera-extracomunitari, e le fidejussioni taroccate, e le tasse evase, e il decreto spalma-debiti, e il doping amministrativo e, mannaggia, il doping-doping. Il più onesto, nel calcio, ha la rogna. O, nella migliore delle ipotesi, arriva settimo. Il problema è che, fino all’esplosione di Calciopoli, il caso Recoba era stato dimenticato da tutti, persino dal professor Bertinetti. Cosa volete: siamo fatti così, noi italiani. Quando le cose ci vanno bene, diventiamo improvvisamente generosi. Fingiamo di perdere la memoria, salvo non ricordarci di averla persa. I nostri modelli sono Berlusconi e Moggi, imperatori sui cui regni non tramonterà mai l’ombra (già scritto, chiedo venia). Siamo cinici, ma affezionati alle favole. Tutti Cappuccetti Rossi, i Della Valle e i Galliani. Così puri, così lontani dalle cosacce, così indifesi. Fragili cuccioli in balìa degli orchi (due: sempre quelli).
La soglia della mia etica è bassa, molto bassa: almeno, non fatevi beccare. Non è vero che Boniperti non «giocasse» con gli arbitri. Ma lui, se non altro, dopo le rapine non correva in tv a fare «tiè» agli avversari. E poi, uffa. Non sarà mica una dama di San Vincenzo il Milan che si ritira a Marsiglia o l’Inter che vende il marchio a se stessa? Ragazzi, coraggio. Bei tempi, quando Moggi suggeriva a Baldas che suggeriva a Ceccarini che suggeriva a Ronaldo: tirati su. Mi risulta che anche per Italo Allodi, cresciuto a casa Moratti, l’importante fosse partecipare: alle designazioni.
Persino le terne delle amichevoli. Abbiamo esagerato. Abbiamo voluto strafare. Ben ci sta. Una cosa, una sola, mi manda in bestia. Passi per i due ultimi scudetti confiscati (anche se sul secondo ci sarebbe da scrivere un libro e spedirlo agli Onesti). Passi per la gita in serie B (peggio per la A). Ma che pure la foto dei marines che piantano la bandiera a Iwo Jima fosse una patacca, come emerge dal film di Clint Eastwood, questo è, sinceramente, troppo. Toglietemi tutto, ma non la magìa di quel clic. Oh Dio, proprio tutto no. Dicevo così per dire. Mi raccomando, presidente Cobolli Gigli: il popolo invoca il Rinascimento, non la Rinascente. Ecco, mi sono tolto il dente. Da domani torno a fare il serio. Bum.
concordo sul fatto che il calcio fosse una guerra tra bande. il resto è un vorrei (?) ma non posso
vorrebbe Beccantini guardare il tutto con una prospettiva da tifoso, ma proprio non ce la fa, poverino. perchè non è un tifoso, è un professionista, pagato delle principali parti in causa di calciopoli. normale che non ci riesca.
è un professionista, pagato per scrivere, e scrive. scrivesse gratis, e soprattutto per passione, l'effetto sarebbe diverso.
forse oltre a voler scrivere da tifoso, beccantini sulle colonne del giornale di Famiglia, in prima linea nell'attaccare la Juventus di Moggiraudo, voleva almeno scrivere da giornalista.
non c'è riuscito a fare neanche quello
vive anche lui, di luce riflessa, di chiacchiera, di sentito dire. e il sentito dire è sempre quello del perdente, per chi vince contano i fatti.
Beccantini se fosse un giornalista comppleto dovrebbe avere, del giornalista, l'approfondimento. ebbene il suo approfondimento, o è parziale, o è fazioso.
vero, è cosa risaputa che Umberto Agnelli fosse a capo della FIGC. meno risaputo per esempio che lo sia stato per due anni soltanto, che probabilmente lo era per temporanee difficoltà a trovare un altro dirigente adatto, che i presidenti venivano comunque quasi tutti dal mondo della serie A (vedi Carraro) quindi nessuno era sereno. ancora meno risaputo, perchè NATURALMENTE passata sotto silenzio, che quel famoso Juventus - Inter, sospesa per invasione di campo, fu rigiocata causa lungo processo a campionato in corso, a fine campionato, a giochi già fatti, quindi non era decisiva per la classifica.
facile schierare i ragazzini, per protesta, quando hai già perso il campionato sul campo. a me pare che sia un particolare fondamentale, per valutare le cose serenamente e per non accusare gli altri di una tranquillità che forse manca innanzi tutto a sè stessi.
se beccantini avesse proprio voluto approfondire poi, avrebbe saputo che Umberto Agnelli, che era comunque un signore, non tenne conto dei gol segnati da sivori ai ragazzini, e assegnò il titolo di capocannoniere a savoldi scavalcato da Sivori in classifica.
tornasse a fare quel che gli riesce meglio, cioè scrivere per professione. e lo dica chiaramente.
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