| Sernagiotto, detto in Brasile “Ministrinho”, era il più piccolo ed il più sorridente giocatore della squadra, ed è sempre stato, in ogni campo, il beniamino del pubblico; nelle 60 partite giocate in due stagioni, 1932-33 e successiva, mostra le doti cristalline del suo palleggio, il suo dribbling spesso irresistibile culminante in cross perfetti, essendo un’ala tanto minuscola fisicamente quanto maiuscola nei fondamentali tecnici. Ma il suo tallone d’Achille era l’attaccamento al denaro; il Genoa ed altre due società, gli avevano offerto qualcosa in più della Juventus. Fu così punito dalla Federazione per avere firmato, nonostante fosse già della società bianconera con tanto di contratto regolarmente sottoscritto, un secondo contratto per il Genoa. Gli emissari del Genoa avevano saputo approfittare della sua inesperienza ed ha dovuto rimanere inattivo durante il 1931, primo anno di permanenza in Italia.
Così, si ritrova catapultato in una delle più belle e forti Juventus di sempre, da un biennio indiscussa Fidanzata d’Italia, con l’improbo compito di sostituire “Ricciolo” Munerati, per cui tifava Giovanni Agnelli bambino.
Semagiotto ci prova e spesso ci riesce con successo, dribblando in velocità terzini che, al confronto suo, sono armadi a quattro ante e riesce pure a segnare qualche goal di rapinosa bellezza. Conquista simpatie tra i tifosi e le tifose juventine, ruba a volte la scena a Cesarini e si fa pure qualche nemico, tra tanti amici. Fa in tempo a vincere due scudetti, nel 1933 e nel 1934, sommando 60 partite e 16 reti, due delle quali in Coppa Europa.
Nell’estate del 1934, Pietro Sernagiotto, con parecchi soldi guadagnati, rientra in Brasile. La “saudade”, ovvero la nostalgia, non lo ha mai fatto ambientare in pieno.
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