| L'archivio di "Repubblica" mi dice che era il 22 luglio 1988.
Avevo quindi 12 anni, che è un'età strana, perchè passi ancora i tuoi pomeriggi d'estate giocando ma allo stesso tempo stai già cominciando a coltivare le tue passioni in modo più preciso e continuo.
La mia passione era il pallone. Da quando ancora andavo all'asilo.
Però se a sei anni stai in cortile a giocare mentre l'Italia fa le imprese con Argentina e Brasile, in quei miei dodici anni mi ero appena tuffato nel campionato europeo vinto dai tulipani cercando di non perdere nemmeno un secondo di tutte le partite.
E avere sotto mano la Gazzetta la domenica dai nonni, o magari entrando in un bar, era una sfida a leggerne il più possibile.
Insomma, quel 22 luglio ero già un piccolo apprendista calciofilo quando la televisione diede la notizia.
Io lo ricordo un pomeriggio, ma chi lo sa se lo era davvero.
Probabilmente era Sport Sera, che su rai2 prima di cena era spesso l'unico modo di avere notizie sportive durante la settimana.
E quella era per me una notizia importante, perchè si trattava dell'ultimo acquisto della mia Juve, uno straniero per giunta.
Il giornalista annunciò che avevamo acquistato..... il portoghese Rui Barros del Porto.
Io sentii quel nome e rimasi lì. Chi è?
Insomma, io cercavo di seguire il calcio meglio che potessi, un bel po' di nomi me li ero messi in testa, ma sto Barros proprio non sapevo chi fosse.
Ok, io ero un ragazzino ma...
Dall'articolo di Repubblica del 23 luglio 1988:
"La società ha diffuso la voce che nel pomeriggio ci sarebbe stato l' annuncio a sorpresa del nuovo acquisto, cosicchè, sin dal primo pomeriggio, una piccola folla di tifosi si è raccolta davanti alla sede bianconera. Ma il nome del prescelto era ancora un mistero. Hanno preso Futre diceva qualcuno. No Koeman, Magari Vanenburg tutti i nomi fatti nei mesi scorsi sono stati rianalizzati. Poi alle 16.15, a Caselle, è arrivato in aereo dal Portogallo il giocatore che è stato caricato su una macchina e portato in sede".
Cioè, i tifosi erano andati fuori dalla sede per vedere chi avevamo comprato! E i giornalisti pure.
Non è fantastica questa cosa? Essere lì a vedere chi scende dalla macchina, per sapere chi tiferai la prossima stagione. O davanti alla televisione attendendo che te lo dica l'unica trasmissione sportiva della giornata.
Siamo davvero saliti di livello passando le giornate a seguire il mercato minuto per minuto?
Pendendo dalle labbra di presunti guru che hanno l'unico merito di foraggiare (con soldi altrui) gole profonde interne o ai margini delle società?
Ingoiando pasticche antireflusso ad ogni tweet che ci accosta un nome che non ci piace o che ci vedrebbe spendere un milione in più di quello che spenderemmo noi?
E' davvero una conquista sapere cosa c'era nel panino di Douglas mentre veniva qui o di che colore era oggi la cravatta del direttore sportivo?
Non posso ricordare con certezza cosa feci quel giorno dopo che la tv annunciò quel nostro acquisto, ma credo di non sbagliare pensando che tornai alle mie occupazioni da adolescente rimandando alla prima amichevole i giudizi sul calciatore sconosciuto.
E sono altrettanto certo che questa fu la reazione di gran parte dei tifosi bianconeri quel giorno.
Rui Gil Barros Soares ha lasciato Torino due anni dopo, portandosi via la gioia di una Coppa Italia e una Uefa, che in quegli anni era il massimo cui potessimo aspirare.
E' stato uno dei miei primi idoli calcistici, e quel suo comparire dal nulla l'ha reso per me qualcuno di speciale.
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